lunedì 15 marzo 2010

australia!

Sto per scrivere un blog che farà incazzare parecchi, lo so.
(presuntuoso.. cose se mi leggessero in parecchi)
Ma non posso impedirmelo.
Mi frulla in testa da qualche giorno, da quando per la precisione ho letto un articolo che vi allego.
Un articolo che trovo sia la summa dei luoghi comuni sul "falso" precariato italiano, sulla fuga di cervelli dall'Italia e sulla immaturità di un intera generazione.

Alice e matteo dice l'articolo, sono laureati rispettivamente in "lingue" e "linguaggio dei media"...
"linguaggio dei media"? E che cazzo eh? Ci vuole una laurea per sapere che la tv parla da tv i giornali parlano da giornali ecc ecc? si vede di si.
Matteo snocciola il rosario delle sue doglianze.

"Sono entrato in un’agenzia di pubblicità come account a 250 euro al mese. Passati sei mesi mi hanno fatto un contratto a progetto di altri sei mesi a 500 euro. Poi ancora un contratto. Finalmente mi hanno assunto a tempo indeterminato a 1.100 euro, straordinari e domeniche compresi"


Mamma mia che cattivoni... con una laurea che oggettivamente non vuol dire un cazzo, cerchi di entrare in un ambiente altamente competitivo, con una enorme offerta di lavoro sottopagato, in crisi strutturale da anni e con un richiesta di addetti sempre più contratta. 
Nonostante questo, nel giro di un anno riesci ad avere un contratto a tempo indeterminato (raro ormai quanto una apparizione a medjugore) e guadagni, vendendo spazi pubblicitari (dio che ffatica...)  quanto guadagna un operaio di linea. (sono retorico? vaffanculo si.) 


Alice è laureata in lingue....


A me è andata peggio — interviene Alice —. Ho lavorato da precaria per un paio di siti internet. Farsi pagare era un’impresa. Quindi ho ripiegato su un posto da segretaria a mille euro al mese».


Da addetta a dei siti internet ( eh be, non ce ne sono quasi in italia di web editor ....) ha dovuto ripiegare su un lavoro da segretaria (non preoccuparti Alice, le segretarie non si offendono di questo tuo classismo inconscio).
Certo è chiaro, se ti laurei in Lingue la cosa più ovvia che pretendi è quella di diventare una creativa del web super pagata e subito. Magari in subordine traduttrice simultanea all'Onu?
Mi sfugge invece il perchè da laureata in lingue, fare la segretaria con conoscenza lingue sia un declassamento...  


Quindi; 
Con due lauree inflazionate come i maglioni cinesi al mercato, in una congiuntura economica devastante, in cui operai e addetti ai call-center restano a casa a blocchi di 4mila persone per volta, i due mettono insieme 2.100 euro al mese facendo un lavoro da colletti bianchi e si lamentano pure.... 


Decidono di emigrare in Australia,  che lì si ci sono le vere opportunità per tipi diversi come loro. 
Vediamo come se la passano adesso i novelli Jackman e Kidman;


Alice ha un posto da segretaria a 2.100 euro al mese: sta facendo colloqui, è convinta di poter trovare di meglio. Io insegno italiano all’università di Adelaide — racconta Matteo —. Ci sono prospettive di stabilizzazione. Perciò mi sono iscritto a un master on line dell’università Cà Foscari, così avrò più possibilità di passare di ruolo. 






Fantastico. 
Alice fa lo stesso lavoro che faceva in Italia. Di lingue non si occupa se non per farsi capire dai colleghi ed è lontana dal suo paese (leggete l'articolo. La nostalgia tracima da ogni sillaba). 
Matteo che qui faceva un lavoro pur tuttavia legato alla sua laurea (laurea...) ora insegna italiano all'università.
Guadagnano molto di più è vero.
hanno una bella casa sul mare è vero. 
Ora, la mia domanda è questa: (usate una cadenza alla Verdone...) 
che cazzo c'entrano questi due con le fughe di cervelli? 
Che minchia c'entrano 'sti due con i ricercatori che vanno a ricercare negli stati uniti e tornano con il nobel?
Alice e Matteo non fanno quello per cui hanno studiato neppure in australia ( o mi sono perso qualcosa...)
Quindi il corriere fa del banale bozzettismo emigrante del nuovo millennio ma non centra affatto il problema.
Alice e Matteo invece si travestono da quello che non sono.
Emigrano perchè vogliono lavori meglio pagati e subito.
Perciò, banalmente,  per una questione di soldi, sacrosanta ci mancherebbe, ma di soldi. 
Alice e Matteo,  si travestono da cervelli in fuga, ma sono solo due ragazzi che desiderano una bella casa, fare un figlio subito ed avere un lavoro non troppo faticoso e ben pagato. 
Va benissimo anche questo. L'Australia offre queste possibilità? Accomodatevi e che dio i benedica. 
Ma non rompeteci i coglioni con l'Italia che non offre spazi di crescita ecc ecc. perchè il punto non è quello.
Il punto è questo vittimismo malinteso,  figlio di un vizio originario.
E cioè credere che poter fare lavori belli, gratificanti, in ambienti esclusivi e competitivi non sia un traguardo a cui tendere ma un diritto acquisito da riscuotere immediatamente.
Credere che questa chance venga garantita da una laurea, mentre è garantita da ben altro. Determinazione, talento, duro lavoro, sacrifici, e badate bene, sempre con sorriso sulle labbra perchè non siete in una corsia d'ospedale o in fabbrica.
Questa è la tara di una intera generazione di italiani,  tutti esperti di comunicazione, tutti PR, tutti fotografi e registi, tutti traduttori web editor o web qualcosa,  tutti convinti che se lo meritano, a prescindere.

l'articolo chiude così...

Alice e Matteo domattina spalancheranno le finestre e vedranno i delfinigiocare con l’oceano. Ma adesso è sera, e con il buio non c’è spettacolo della natura che protegga dalla nostalgia. «L’Italia ci manca — dicono entrambi —. Ma stiamo iniziando le pratiche per il visto permanente. Speriamo di ottenerlo presto, così nostro figlio non dovrà aspettare per venire al mondo. Qui, nella terra delle opportunità».



Scusate ma devo dirlo. 
Le opportunità non sono un luogo. Sono un attitudine. 

the searchers






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