martedì 23 marzo 2010

i piccoli don abbondio



che paese di infiniti codardi siamo.
una rai ormai fatta di servi, stizzita dalla propria irrilevanza come centro di potere,
non trova di meglio che punire aldo busi per le sue intemperanze a l’isola dei famosi.
la rai come don Abbondio. costretta ad ingoiare il fiele del padrone, ex parvenu della tv pubblica che ora dettale regole, e che si vendica con la perpetua, innocuo scrittore privo di patentini politici per sfogare la propria impotenza.
avete mai picchiato il più piccolo della classe? dopo aver ingoiato troppi dispetti dal più grande e prepotente?
ecco la rai è così.
La rai di sempre. ottusa, arretrata, codina che si incazza per la cocaina di morgan ma si dimentica che al test sulla cocaina del parlamento si presentò un 4% di parlamentari. 
La rai che cacciava dalla tv tognazzi e vianello perchè in una gag facevano cadere da una sedia il presidente mario segni. 
La rai coda di paglia. perchè se aldo busi parla di omofobia capisce "papa" e fa quadrato, felice finalmente di poter bastonare duro su un tema che mette tutti d'accordo e tiene al riparo dai rischi. 

La rai ipocrita, che non può permettersi di rinunciare al reality perché fa ascolti e introiti pubblicitari, ma che cerca una impossibile quadratura del cerchio. Il realtity “morale”, quello in cui si misura e si decide cosa  è pornografico e cosa che non lo è.
Non pornografia quella derelitta di sandra milo, ma forse è aldo busi che pecca del  più grande peccato di cui ci si possa macchiare in tv. Essere froci e intelligenti.
Si perché la rai (e la tv) omofoba è e sempre resterà non fatevi incantare. In tv il finocchio deve essere caricaturale come maicol del grande fratello, tutto lacrime e sentimenti, oppure un esperimento sull’identità come Vladimir, così inverosimile da non fare paura, da poterlo trattare come si trattano i negri albini. Una stranezza genetica. 
Un omosessuale intelligente, colto, non ipocrita, duro e capace di mettere alla berlina gli eterosessuali sul piano dell’intelletto, quello no, è intollerabile. Puoi prenderlo nel culo, ma non puoi farlo citando proust.
E quindi i piccoli e vili don Abbondio, puniscono l’unico da cui non potranno temere nessuna ritorsione. “Quer frocio”...e con le debite proporzioni (perché la storia si ripete sempre in farsa) sentiamo l’eco lontano del fastidio e del livore che generava un altro scrittore, intellettuale, poeta, Pasolini. Macchiatosi  anche lui della grande colpa che non puoi mai permetterti in italia.
non vergognarsi di te.
Dire le cose come stanno.


martedì 16 marzo 2010

vota Antonio Vota Antonio





Salvatore è da sempre con noi... probabilmente non più di 27 anni  (portati male oserei dire)
Sottratti gli anni di studio è con noi da non più di 5/7 anni?  Geniale.
E' un ragazzo serio ma ilare. Moderno ma ordinato. Su lui puoi contare perchè è già un pò vecchio anche da giovane.... Chi non vorrebbe un nipote così.

Baruffi è affidabile come un frigorifero che non inquina.... Lui si che è una persona normale. Ha perfino fato la foto della campagna col gilerino e i pantaloni beige, vera tragedia estetica di un'intera generazione.
Innaffia la pianticella. Finta. fatta in photoshop. Quindi l'equazione inconscia è : il mio ecologismo è finto come è finta questa pianta. Complimenti baruffi...
_____________
C'è sempre qualcosa di tragicamente inadeguato nella comunicazione elettorale delle seconde e terze linee politiche.
Consiglieri provinciali, comunali, regionali.
Un aria da "trovatona" partorita nel tinello di casa, da dilettanti allo sbaraglio della comunicazione.
Almeno nel passato l'inadeguatezza (vota e fai votare PCI) era figlia di una serietà quasi monacale con cui molti affrontavano il compito. "La politica è una cosa seria e non bada a queste cose"... era un approccio, sorpassato dalla modernità certo, ma almeno "qualcosa" era..
Ora invece il cocktail è micidiale, perchè i nuovi politici hanno la inconsistenza dei prodotti di marketing inutili, ma alle spalle non hanno seri uffici pubblicitari. Il risultato è presunzione, unita ad un senso di inutilità e provincialismo terrificanti,  a metà tra il manifesto dell'orchestra spettacolo, la battuta da bar e quell'aria vagamente "uno di noi" che è la loro cifra più irritante.
Si perchè sospettare che quelle foto improbabili, quelle cravatte della domenica, quelle mani a stringere i polsini (una posa molto di moda, inaugurata dagli AD delle aziende) e lo sguardo ammiccante siano uno specchio delle nostre medesime mediocrità è davvero insopportabile.
L'elitismo è bello. L'elitismo è giusto.
Io non vedo l'ora che mi governi un politico sideralmente più bravo, preparato, serio, colto e si.. anche bello di me. Voglio cullarmi nell'illusione che il paese possa partorire delle eccellenze e metterle alla guida della cosa pubblica ed illudermi che una stilla di quella meraviglia sia anche in me.
Invece sono costretto a specchiarmi in questa familiarità, in questa contiguità... a riconoscere nei manifesti il più scemo dell'ufficio, il più fanfarone dell'ombrellone da vacanza, a constatare come una certa mediocrità tranquilla guidi paese... e di conseguenza domandarmi.
Ma io, io come sono?

lunedì 15 marzo 2010

australia! capitolo2






nota_
per capire il senso di questo post
è meglio leggere prima il post precedente.





forse è meglio chiarire delle cose.
non vorrei che il mio blog precedente sembrasse un attacco alla generazione dei 30, che ha già molti problemi senza che mi ci metta anche io a tirargli contro.
Che ci sia un problema di posti di lavoro e di salari bassi, non all'altezza dei costi della vita quotidiana in italia non devo essere io a spiegarlo.
Quello che mi colpisce (e mi ha colpito nell'articolo del corriere) è quanto molti ragazzi equiparino la possibilità di svolgere un lavoro "creativo" o in ambiti creativi a lavori che si ottengono in altre categorie come se non ci fossero distinzioni.  Come se imparare ad fare il farmacista ed imparare a fare il copy di agenzia fosse la stessa cosa, stesso percorso, stessa assunzione garantita. Mentre il primo è un lavoro di nozioni da apprendere, il secondo di suggestioni da imparare a creare.
Oggi è difficile trovare lavoro in qualunque settore. In un settore glamour come la comunicazione poi,  vero grande desiderio proibito del decennio è diventato proibitivo.
LA selezione è durissima e si basa sul possesso di un pre-requisito minimo, avere fatto una scuola di settore. Requisito  che garantisce al più un 5% delle competenze necessarie. Le altre sono evanescenti e già intrinseche nel suo possessore o diversamente, impossibili da trovare: talento per la comunicazione, curiosità intellettuale onnivora, gusto, capacità di scrittura e sintesi, ma anche capacità organizzative, doti di leadership naturali, doti da venditore e il tutto condito da modi impeccabile  e la capacità di essere sempre sotto controllo in qualunque situazione di pressione e stress.
Fare creatività o comunicazione non è un mestiere per signorine, è un luogo in cui nonostante tutto la meritocrazia ancora resiste e in cui la tenacia e la dedizione sono armi importanti tanto quanto il talento.
Uno dei grandi equivoci di questi decenni è stata la costruzione di lauree in materie che sono fatte (cito shakespeare) "della stessa materia dei sogni".
Ci sono lauree in comunicazione, in regia, corsi di scrittura creativa ecc.
La parola laurea genera nei ragazzi ancora oggi per il suo valore sacrale, un cortocircuito logico, per cui da essa deriverebbe una specie di diritto acquisito al lavoro per cui si è studiato, diritto che come vediamo traballa anche per le grandi lauree borghesi (medicina, legge, economia) figuriamoci per quelle light del terziario avanzato.
I due protagonisti del blog precedente non "vedono" quanto i loro desideri, che credono desideri normali siano in realtà desideri specialissimi, appannaggio di una cerchia ristretta di fortunati.

Matteo non lo capisce, perchè la scenografia in cui si è mosso per arrivare alla sua laurea lo ha illuso che il processo causa effetto fosse immediato. Non solo, pur trovando (colmo del culo) effettivamente un posto fisso nel suo settore, si stupisce di iniziare guadagnando poco e lavorando molto.

Un account pubblicitario che si stupisce di dover lavorar sabati e domeniche comprese è un account che non ha capito un cazzo del suo mestiere. 
Spiace dirlo ma è così. Non a caso Matteo, in Australia finisce a insegnare all'università. La grande madre pubblica che garantisce 30 ore a settimana e week end liberi fino alla pensione. 
Sono proprio lavori diversi, desideri diversi, equilibri diversi. 

Si può anche studiare scienza della comunicazione (ma possibile che gli studenti non si accorgano della ambiguità di questo titolo?) e rendersi conto che per quella "scienza" non si è affatto tagliati.
Queste scuole, ed io ci ho insegnato, partoriscono ogni anno 30 laureati circa. Di questi di solito uno  e dico uno solo ha le doti che serviranno al mestiere che si è scelto e spesso non riuscirà a farle fruttare per sfortuna, pigrizia, confusione, caso. Gli altri 29 sono destinati a creare un serbatoio di disillusione e spesso rancore, finendo a fare lavori normali e dignitosissimi, con la sensazione che un angolo di cielo gli sia stato precluso per un qualche complotto cosmico.
Non è così. Certe scuole danno solo l'opportunità di capire, danno qualche arma spuntata per affrontare la jungla del mondo della comunicazione. Dopodichè si è appunto soli nella jungla e il risultato ottenuto sarà solo il frutto della propria abilità tenacia dedizione, resistenza, fortuna ecc.
Tra diventare un direttore di agenzia creativa, un regista, un autore affermato  e  diventare Maurizio Cattelan non c'è più molta differenza.  Entrambi mestieri esclusivi e ambiti per cui non c'è scuola che tenga.
Ecco perchè forse mi sfogo con (troppa) veemenza su Matteo e Alice che vanno in Australia.
Perchè ci vanno con l'atteggiamento dei puniti da un ingiustizia e dovrebbero invece andarci con l'orgoglio di chi cerca un avventura.
mi sarò spiegato meglio?

australia!

Sto per scrivere un blog che farà incazzare parecchi, lo so.
(presuntuoso.. cose se mi leggessero in parecchi)
Ma non posso impedirmelo.
Mi frulla in testa da qualche giorno, da quando per la precisione ho letto un articolo che vi allego.
Un articolo che trovo sia la summa dei luoghi comuni sul "falso" precariato italiano, sulla fuga di cervelli dall'Italia e sulla immaturità di un intera generazione.

Alice e matteo dice l'articolo, sono laureati rispettivamente in "lingue" e "linguaggio dei media"...
"linguaggio dei media"? E che cazzo eh? Ci vuole una laurea per sapere che la tv parla da tv i giornali parlano da giornali ecc ecc? si vede di si.
Matteo snocciola il rosario delle sue doglianze.

"Sono entrato in un’agenzia di pubblicità come account a 250 euro al mese. Passati sei mesi mi hanno fatto un contratto a progetto di altri sei mesi a 500 euro. Poi ancora un contratto. Finalmente mi hanno assunto a tempo indeterminato a 1.100 euro, straordinari e domeniche compresi"


Mamma mia che cattivoni... con una laurea che oggettivamente non vuol dire un cazzo, cerchi di entrare in un ambiente altamente competitivo, con una enorme offerta di lavoro sottopagato, in crisi strutturale da anni e con un richiesta di addetti sempre più contratta. 
Nonostante questo, nel giro di un anno riesci ad avere un contratto a tempo indeterminato (raro ormai quanto una apparizione a medjugore) e guadagni, vendendo spazi pubblicitari (dio che ffatica...)  quanto guadagna un operaio di linea. (sono retorico? vaffanculo si.) 


Alice è laureata in lingue....


A me è andata peggio — interviene Alice —. Ho lavorato da precaria per un paio di siti internet. Farsi pagare era un’impresa. Quindi ho ripiegato su un posto da segretaria a mille euro al mese».


Da addetta a dei siti internet ( eh be, non ce ne sono quasi in italia di web editor ....) ha dovuto ripiegare su un lavoro da segretaria (non preoccuparti Alice, le segretarie non si offendono di questo tuo classismo inconscio).
Certo è chiaro, se ti laurei in Lingue la cosa più ovvia che pretendi è quella di diventare una creativa del web super pagata e subito. Magari in subordine traduttrice simultanea all'Onu?
Mi sfugge invece il perchè da laureata in lingue, fare la segretaria con conoscenza lingue sia un declassamento...  


Quindi; 
Con due lauree inflazionate come i maglioni cinesi al mercato, in una congiuntura economica devastante, in cui operai e addetti ai call-center restano a casa a blocchi di 4mila persone per volta, i due mettono insieme 2.100 euro al mese facendo un lavoro da colletti bianchi e si lamentano pure.... 


Decidono di emigrare in Australia,  che lì si ci sono le vere opportunità per tipi diversi come loro. 
Vediamo come se la passano adesso i novelli Jackman e Kidman;


Alice ha un posto da segretaria a 2.100 euro al mese: sta facendo colloqui, è convinta di poter trovare di meglio. Io insegno italiano all’università di Adelaide — racconta Matteo —. Ci sono prospettive di stabilizzazione. Perciò mi sono iscritto a un master on line dell’università Cà Foscari, così avrò più possibilità di passare di ruolo. 






Fantastico. 
Alice fa lo stesso lavoro che faceva in Italia. Di lingue non si occupa se non per farsi capire dai colleghi ed è lontana dal suo paese (leggete l'articolo. La nostalgia tracima da ogni sillaba). 
Matteo che qui faceva un lavoro pur tuttavia legato alla sua laurea (laurea...) ora insegna italiano all'università.
Guadagnano molto di più è vero.
hanno una bella casa sul mare è vero. 
Ora, la mia domanda è questa: (usate una cadenza alla Verdone...) 
che cazzo c'entrano questi due con le fughe di cervelli? 
Che minchia c'entrano 'sti due con i ricercatori che vanno a ricercare negli stati uniti e tornano con il nobel?
Alice e Matteo non fanno quello per cui hanno studiato neppure in australia ( o mi sono perso qualcosa...)
Quindi il corriere fa del banale bozzettismo emigrante del nuovo millennio ma non centra affatto il problema.
Alice e Matteo invece si travestono da quello che non sono.
Emigrano perchè vogliono lavori meglio pagati e subito.
Perciò, banalmente,  per una questione di soldi, sacrosanta ci mancherebbe, ma di soldi. 
Alice e Matteo,  si travestono da cervelli in fuga, ma sono solo due ragazzi che desiderano una bella casa, fare un figlio subito ed avere un lavoro non troppo faticoso e ben pagato. 
Va benissimo anche questo. L'Australia offre queste possibilità? Accomodatevi e che dio i benedica. 
Ma non rompeteci i coglioni con l'Italia che non offre spazi di crescita ecc ecc. perchè il punto non è quello.
Il punto è questo vittimismo malinteso,  figlio di un vizio originario.
E cioè credere che poter fare lavori belli, gratificanti, in ambienti esclusivi e competitivi non sia un traguardo a cui tendere ma un diritto acquisito da riscuotere immediatamente.
Credere che questa chance venga garantita da una laurea, mentre è garantita da ben altro. Determinazione, talento, duro lavoro, sacrifici, e badate bene, sempre con sorriso sulle labbra perchè non siete in una corsia d'ospedale o in fabbrica.
Questa è la tara di una intera generazione di italiani,  tutti esperti di comunicazione, tutti PR, tutti fotografi e registi, tutti traduttori web editor o web qualcosa,  tutti convinti che se lo meritano, a prescindere.

l'articolo chiude così...

Alice e Matteo domattina spalancheranno le finestre e vedranno i delfinigiocare con l’oceano. Ma adesso è sera, e con il buio non c’è spettacolo della natura che protegga dalla nostalgia. «L’Italia ci manca — dicono entrambi —. Ma stiamo iniziando le pratiche per il visto permanente. Speriamo di ottenerlo presto, così nostro figlio non dovrà aspettare per venire al mondo. Qui, nella terra delle opportunità».



Scusate ma devo dirlo. 
Le opportunità non sono un luogo. Sono un attitudine. 

the searchers






lunedì 8 marzo 2010

and the winner is....



molti dei primi commenti sulle premiazioni di quest'anno agli academy awards esprimono una senso di piacevole sorpresa per le scelte. Avatar non ha fatto il pieno di statuette come era invece previsto, premi ad attori e registi non scontati ecc.
Non sono d'accordissimo e faccio alcune considerazioni.
Io noto invece che mai come quest'anno gli oscar hanno espresso la loro "americanità".
E non è un caso, perchè gli awards esprimono più di quanto si possa credere gli umori del paese.
Un momento di crisi come questo poteva tradursi in una specie di fuga di massa a pandora, con una pioggia di premi a Cameron, oppure una riflessione sulla realtà. E credo che i giurati abbiano scelto questa seconda strada.
The hurt locker parla di soldati. Uomini che sono in una missione che è ancora nell'agenda politica americana, ma lo fa con un occhio diverso. Non  militari  che combattono ma che cercano di evitare le morti di compagni e civili. Una quadratura del cerchio, un messaggio per riportare le virtù guerresche  al centro della scena evitando la controversia di analisi sul come queste virtù sono usate.
Aggiungiamo che in queste ultime ore circolava un dato in rete. Nessuna donna aveva mai vinto un oscar come miglior regista. Un occasione troppo ghiotta da perdere per dei fanatici del politically correct come l'establishment hollywoodiano...
Sandra Bullock celebra le virtù di una arci-americana. Bionda platino, volitiva, decisa, ricca, repubblicana. La trama poi è sottilmente classista (anche se basato su una storia vera)  la donna bianca che cambia la vita del ragazzo nero...
Un film che sembrava destinato al pubblico conservatore del midwest sbanca ai botteghini e mette in luce l'interpretazione di Sandra. Certo, ma anche una ennesima celebrazione del sogno americano.
E quindi siamo a due figure topiche della società statunitense più conservatrice.
il soldato
la conservatrice compassionevole (se vi suona familiare era lo slogan di una campagna elettorale di George W Bush...)
Manca il terzo eroe tipo americano.
Il loser, il perdente di talento, perfetto per raccontare l'epopea delle enormi possibilità che l'america offre e che solo la pulsione dell'uomo alla autodistruzione può sprecare. E chi celebra questa messa alle possibilità dell'america? Delle sue prime e seconde chance? Il cantante country. L'unico genere che gli stati uniti mai sono riusciti e mai riusciranno ad importare. Indigesto, retorico, trash, inascoltabile da chiunque non sia statunitense.
Jeff Bridges impersona il "grande artista americano". Penso a Johnny Cash, amato come Elvis, forse più di Elvis (troppo femminile per l'america profonda). No, Johnny Cash è il vero loser di successo americano. John Wayne con la chitarra, un uomo che stra-vende un disco intitolato "live at folsom"





ecco una foto.
Non è una sala concerti. E' una prigione.... la registrazione di un suo concerto in un carcere, divenuto leggenda. Cosa c'è di più virile e americano? Musica, coraggio, redenzione, punizione...
L'improntitudine dell'academy si spinge a premiare persino la canzone che canta Jeff bridges nel film come miglior canzone originale!

e per finire  Precious
resurrezione e redenzione di una afroamericana sovrappeso e povera.
un altro simbolo americano, la minoranza.
(quando vedrò un film di resurrezione e redenzione di un sanchez, o estevez, o ramirez allora griderò davvero al miracolo...)

ricapitolando:
Il soldato.
il l'uomo d'affari
il cantante country
la nera.

pensate che un film come pulp fiction fece incetta di premi....

Interessante no? Diciamo allora che quest'anno l'America del cinema ha preferito assolversi, in alti momenti aveva voluto invece punirsi.
Un merito però, come ho scritto all'inizio.
Non è sfuggita alla realtà. E agli uomini blu, ha preferito quelli in carne e ossa.


the searcher

domenica 7 marzo 2010

sanremo_a point of view







sono fuori tempo  massimo su sanremo lo so..
ma invece di tuonare contro il trio monarchico ho preferito dare un occhiata alle classifiche ed all'airplay (la programmazione radiofonica) per capire delle cose, delle differenze diciamo così tra il palco di sanremo e il "paese reale" (che vergogna usarlo in questo contesto..).
i dati sono interessanti...

ho usato la classifica Fimi. quella ufficiale a cui anche i discografici fanno riferimento da sempre.
l'air play uffciale anch'esso
i tunes,  dando per scontato che sia la piattaforma di acquisto digitale più diffusa. (avendo festeggiato di recente i 10 miliardi di download nel mondo forse ho ragione?)

(parlerò di album per i tunes e vendite e del singolo ovviamente per l'air play)
diamo un occhiata.



malika ayane
3   nelle vendite
3   i tunes
11 nell'air play.

noemi
5   nelle vendite
8   i tunes
16 nell'air play

mengoni
1   nelle vendite
5   i tunes
29 in air play

scanu
2   nelle vendite
23 i tunes
27 air play


pupo savoia ecc
51 nelle vendite
assente negli altri 2



è interessante no? Voglio dire il sanremo che per la prima volta a  memoria d'uomo registra una contestazione degli orchestrali ed in cui a furor di popolo due artiste sono considerate vincitrici morali, noemi e malika, questo sanremo poi nel mondo reale ci consegna dati contraddittori....

vero, noemi e malika vanno bene. Ma nemmeno mengoni e scanu sono stati messi li d'ufficio,  il 1° e 3° del festival.
E' evidente che hanno un pubblico non solo virtuale come molti hanno accusato. Io per primo volevo scrivere questo blog per dimostrare il mio teorema: malika e noemi, buona musica che alla fine i consumatori capiscono e scanu mengoni, fenomeno televisivo ma irreale nelle vendite. più figlio del televoto che della voglia di sentire il loro lavoro.
 le cose non sono così semplici (al solito)...  e tocca constatare che sanremo questa volta ha premiato nelle classifiche sia chi portava davvero un pò di qualità (non eccelsa eh! non fraintendete! stiamo parlando dei cetrioli più belli nella cassa dei cetrioli... questo non è un post sulla musica di qualità in italia, ma sul meglio possibile che possiamo ottenere in una manifestazione essenzialmente televisiva come sanremo) sia chi si era creato a  monte un parterre di tifosi, le star dei talent show.
Unica lodevole eccezione Malika.
Malika però ha funzionato per il solito motivo che urlerò fino alla consunzione; le canzoni.
Era egregia quella dell'anno scorso ed era decisamente sopra la media delle sanremesi rivali quella di quest'anno. Aggiungiamo una voce particolare e meno provinciale delle altre, un look anch'esso internazionale, un modo di porsi sul palco privo di certi tic da cantante italiana sempre ad un passo dal piano bar ed ecco il mosaico completo.
Il motivo invece  per cui Arisa, con tutta la forza della sua immagine rifatta e del suo styling veleggia 28esima nelle vendite e 40a su i tunes e 41esima sull'air play sta appunto  nella ASSENZA della canzone.
Un look azzeccato e un personaggio vero funzionano benissimo se la canzone è imagine di john lennon.
Sennò sembri solo una corazzata che spara pisellini verdi.
Ecco perchè  Arisa l'anno scorso andava e quest'anno no.
L'anno scorso il pezzo c'era. niente di miracoloso, ma era gradevole, orecchiabile, divertente. lei era la favola (ma quella dell'anno scorso...) la ragazza di provincia che si trova sul tetto del mondo con il pezzo scritto dal fidanzato... uau..
adesso sembra una spocchiosetta che prova a nascondere sotto degli occhiali splendidi un pezzo davvero improbabile e che sa molto di trovata e molto poco di cuore. Arisa il nuovo trio lescano?
bellissimo.. quello che ci vuole, proprio.

Ma torniamo a noi.
In qualche modo il sanremo di quest'anno ha espresso artisti che alla fine sono andati in classifica, sia che li abbia premiati il pubblico festivaliero che il pubblico dei consumatori di musica commerciale.
Questo è un fatto. Unico mistero il magnifico trio...
Ecco,  perchè in questo rito di passaggio in cui tra 4 artisti tutti parecchio giovani si sono infilati i tre androidi come pupo, filiberto e il tenore folgiadifico?
Un intervento di cui  brilla splendidamente  l'assenza da qualunque classifica (solo al numero 51 nei dischi... suvvia...)
C'è stato anche il ripescaggio del vincitore è vero.
Però credo che il vincitore un pubblico ce l'abbia.  Pubblico che aveva snobbato la prima sera, convinto che scanu sarebbe arrivato in finale in carrozza e che fosse necessario votarlo solo alla sera finale.
resosi conto dell'errore lo hanno votato in massa per ripescarlo.
La teoria complottistica che ho in mente invece è che la rai non poteva portare in finale 2 artisti su tre che vengono appunto da programmi rai (il trio e mengoni) e che un contrappeso fosse necessario.

Resta il mistero del trio.
Ed ecco la mia bella spiegazione un pò michael moore. vediamo se regge.

LA Rai aveva fatto i suoi conti per usare Sanremo come consacrazione di un nuovo personaggio di scuderia. Emanuele filiberto.
Ma mal gliene incolse perchè finì nell'unico Sanremo in cui pubblico in sala e a casa ha tentato un VERO ricambio generazionale..
Un segnale di questo possibile passaggio di consegne c'era già stato nella rottamazione immediata la prima sera di cadaveri come cutugno, nino d'angelo ( ma su lui spezziamo una lancia per il tentativo di saldarsi alla sua tradizione) e appunto il maginifco trio...
qualcuno doveva magari insospettirsi.
Ma la Rai niente è andata avanti convinta che la melassa e la camomilla del festival avrebbero prevalso di nuovo. E così i loro giochetti.
Ecco quindi il trio  ripescato.
Eccolo portato in finale d'ufficio.
Eccolo pronto alla vittoria per confezionare la favola del nuovo personaggio RAI,
Emanuele, il principe amatissimo dal pubblico anziano (il pubblico di riferimento di rai uno, tenetelo a mente) che trionfa a ballando con le stelle (su rai uno? oibò quelle coincidence) e trionfa a sanremo con una canzone sul suo amore per l'Italia (esatto, sempre su raiuno..).

Il racconto, la favola del principe che ritorna  era perfetta e come dicevo per i sanremo ingessati degli scorsi anni e si pensava di poter gestire la trovata.
Invece niente. Il pubblico di incazza. rumoreggia, gli orchestrali pure. la situazione in diretta tv è quasi fuori controllo, Antonella vede se stessa precipitare dall'altare di un Sanremo principe di ascolti alla vergogna del primo sanremo contestato al punto da impedirne la conclusione via tv...
nel retropalco i vertici Rai capiscono che non possono permettersi filiberto vincitore.
gli concedono un onorevole secondo posto, per poter chiudere senza danni definitivi la manifestazione.
Non possono mettere il terzo al primo posto. E' comunque di mamma Rai (x factor rai due) bisogno trovare un equilibrio.
Ecco fatto.

Scanu (mediaset, ripescato) 1
Pupo filiberto tenore (rai ripescato) 2
Mengoni (rai) 3

l'equilibrio funziona. Ecco la quadratura del cerchio per salvare la serata.

La Clerici apre la busta e rimane basita, sorpresa ma anche sollevata, sapendo fin dalla prima sera chi dovesse vincere.


FantaTv? potrebbe essere certo.
Be, la Clerici non parlerà mai... proprio oggi leggo che finalmente ha ottenuto quello che voleva. La testa della Isoardi. E il suo ritorno a guidare la prova del cuoco.
Pazzesco vero?  Invece di chiedere il sabato sera chiede la prova del cuoco.
E la Rai che fa? ammette di essersi sbagliata e gliela ridà seduta stante.
Chissà quali segreti deve custodire Antenellona nostra per essere riuscita in questa impresa....