domenica 23 dicembre 2012

le province. Una storia italiana




E così la riduzione/accorpamento delle province non si farà. 
Non per colpa della politica, di Monti, della crisi internazionale. 
Per colpa nostra, vostra, per noi e per voi, per l’eterna ignoranza italiana.
Diciamoci la verità, gli italiani fanno un po’ schifo. Noi facciamo un po’ schifo. 
Velleitari e autoreferenziali, piagnoni e furbetti, perdonisti con se stessi e spietati con il prossimo,  che danno ragione all’ultimo con cui hanno parlato e la sanno sempre lunga.
Ricordo le campagne anti-provincia, che sembrava la madre di tutti gli sprechi. Sono sicuro che il 99,9 degli intervistati all’epoca si beava di tuonare contro un organismo inutile, pletorico, che serviva solo a moltiplicare le poltrone. Tutti d’accordo; le provincie vanno abolite. Tutte. Subito. Con un colpo di penna. E tutti a firmare appelli. 
Poi arriva Monti e ci prova. Nemmeno ad abolirle, ma realisticamente solo ad accorparle.
Apriti cielo. 
Non i politici (non solo) ma anche gli immarcescibili “italiani brava gente”, quella intervistata per strada, quella che metterebbe alla gogna (vera, del museo delle torture) qualunque parlamentare, si trasformava nella più accesa salvatrice non “delle province” come entità (giammai, bada bene), ma ovviamente della propria! 
Perché va bene abolirle tutte, ma Frosinone no! Ecchè scherziamo?! 
“Niente niente Frusinune co’ Latina!? Ma ‘n ce lo sapivate che nuie ci stavamo prima de lory? Allora per San Crispine abbolite Latina e facite Frosisnone la grande pruvincia no?”
“ Oh bellino! oh che ttu ddìci! Piuttosto ‘he andà sotto a PIsa noi ci si butta tutti al fiume o maremma abolizionista!” 
e via pontificando, a metà tra "cazzenger"  e una sagra di paese.
Gli stessi. 
Gli stessi eterni italiani dell’eccezione che conferma la regola, del codicillo, del post scritum, del latinorum, i veri inventori del nimby (“not in my back yard”, “non nel mio giardino”. Mai) i campioni dell’aiutino. 
Gli stessi che girano le girandole moretttiane, quelli che si deve abolire il vitalizio, quelli che fanno la coda a qualunque gazebo per qualunque campagna per abolire qualunque privilegio. Altrui. 
E a riporto le seconde e terze linee politiche. Assessori locali (localissimi...), presidenti di provincia che sentono l’odore del sangue, della facile vittoria. Si rendono conto come in trance che si! Il miracolo è successo! Dell’abolizione delle province agli italiani, in realtà, non frega una beneamata minchia! Anzi! Questa lotta la sentiranno come loro! Difendendole si vincerà una facile battaglia populista, si passerà addirittura per sensibili al territorio!  Ed eccoli allora in prima linea!  Ecco allora i presidenti che bevono olio di ricino, ecco consiglieri che si incatenano chissà dove.
Come d’incanto, la riduzione delle province che TUTTI, TUTTI, TUTTI volevano, diventa la grande battaglia identitaria conto lo strapotere dello stato totalitario, piemontese nazifascista! Giù le mani da Varese per Dio! 
E quegli stessi censori dello spreco, quei firmaioli compulsivi ora sono tutti li sorridenti, intervistati per le strade della bella provincia italiana ad ammiccare, a spiegare compiti che quella provincia esisteva dai tempi dei Longobardi e non può essere certo l’odiato Monti ad infliggere questa ferita culturale proprio a loro..... certo se poi le provincie limitrofe desiderano sottomettersi alla loro millenaria storia.... 
I partiti nazionali a chiudere il cerchio. 
Sentita l'aria che tira, sicuri grazie al loro infallibile fiuto opportunista, che non ci sarebbero state manifestazioni di piazza per questo fallimento hanno compiuto il capolavoro che riesce loro meglio; quello della riforma annunciata che poi non si fa, della legge intrappolata nelle ragnatele dei regolamenti parlamentari, dei calendari, del “fuori tempo massimo”, della morte in sordina. Le braccia allargate nell’impotenza, lo sguardo dispiaciuto e la strizzatina d’occhio al proprio feudo elettorale, salvato e vellicato da queste vittorie di Pirro. 
Far cadere il governo insomma e far credere agli elettori di averlo fatto quasi solo per salvare la loro provincia. Un capolavoro italiano. 
“Cosa stiamo aspettando signora?” “Che sia troppo tardi” 
Baricco degli italiani ha capito tutto. 
Facciamo un po' schifo.