martedì 28 giugno 2011

dal grande fratello al grande telefono



Forse è un parallelismo ardito, ma io credo che la pratica della pubblicazione di intercettazioni telefoniche siano la diretta conseguenza di questi 10 anni di televisione. 
In particolare dieci anni di grande fratello.
Cerco di spiegarmi.
Il grande fratello fece epoca e fece l’impensabile; trasformo il quotidiano, con le sue piccolezze, miserie, in materiale televisivo, in racconto. Il format sancì insomma che la quotidianità priva di talento se non di certe proprie peculiarità caratteriali (la romanaccia tutta core, il toscano che ama fare scherzi) erano degne di diventare show, rappresentazione. A seguire la televisione tutta, passa dalla rappresentazione di una finzione alla fotografia del reale. Un reale, scelto nel corpo molle della società. Palestrati che aspirano ad aprire fitness centre, gatte morte che cercano il bel matrimonio ( e lo trovano….)  pizzaioli, disoccupate.
Il grande fratello ha autorizzato lo spettatore a spiare e commentare i comportamenti minimi, marginali, quotidiani delle persone normali.
Hitchcock diceva che il cinema è la vita senza i tempi morti. Il grande fratello sono i tempi morti senza il cinema.
Questa prima pietra miliare, nella distruzione del diaframma fra finzione e realtà ha provocato la valanga. I people show. Persone normali che vincono 500.000 euro perché sanno qual è la capitale della Francia, o addirittura perché gli è stato assegnato un pacco a caso.
Checché se ne dica, la televisione è un grande laboratorio della morale comune.  Ricordo una concorrente della prima edizione del GF (anno 2000.. vedi a volte le date simboliche)  di cui ero conoscente. Quando lo scoprimmo noi amici eravamo esterrefatti. I genitori non vollero MAI apparire in trasmissione, ed erano affranti di vergogna per quello che la figlia stava facendo. Dieci anni fa, non cento. Da lì siamo arrivati ad una madre che assiste al figlio che tradisce la propria fidanzata in diretta. E che su questo è intervistata.
10 anni  insomma che hanno spostato il comune sentire ed  hanno abituato gli italiani a spiare dal buco della serratura. 
Convincendoli non solo che fosse giusto, ma anche divertente.
Leggere oggi delle conversazioni telefoniche private sul giornale, non è altro che la prosecuzione del grande fratello con altri mezzi. E’la consacrazione di un modo di osservar la realtà che la televisione aveva già legittimato. Una pratica che le persone (il pubblico, l’audicence) percepiscono come assolutamente normale e per di più lecito. Ecco perché quest’onda di sdegno mi sembra oltre che ingenua, presuntuosa e pretestuosa.
LA televisione e i mezzi di comunicazione hanno lucrato per un decennio su questa tendenza nuova e infinitamente meno complicata da creare. Niente corpo di ballo, niente gavetta per i nuovi talenti, niente soldi sprecati in prove, scenografie, testi. Niente Corrado e niente vianellomondaini.
La realtà pura e semplice spiattellata sullo schermo e spalmata sui talk show pomeridiani, ad uso casalinghe che discettano sulle corna di tizio o la stupidità di caio. Ignorante è bello, l’elitismo come insulto alla vera ggente.
Questo atteggiamento ha desacralizzato la privacy. Il passo alla desacralizzazione della politica è stato breve e si è consumato in fretta.
Sublimazione delle sublimazioni, personaggi del sottobosco televisivo, che scelgono come intercambiabili un programma con Emilio Fede o un posto in regione.
Il reality che si fa politica, che si fa intercettazione e torna reality.
Il cerchio si chiude.


the searcher



mercoledì 8 giugno 2011

anno zero. le fredde cifre




Ho fatto un pò di ricerca perchè sono tignoso.
ecco quindi qualche cifra su Santoro
anno zero costa circa 194 mila euro.
Viene vista da uno share del 20% circa. (lo ricordo. la media di rete è 8%)
gli spot vengono venduti a circa 60.000 euro per 30 secondi (dati del 2009).
Anno zero manda in onda nei suoi stacchi circa 20 spot per un totale di 1.200.000 euro.
Anno zero quindi porta ogni settimana alla rai 1 milione di euro.
Lo stipendio del Conduttore  era di circa 600.000 euro l'anno. Pagato con il 60% degli introiti della prima puntata di stagione. Da li in avanti solo guadagni per la rete.
Un bilancio finale.
 Santoro, ha trascorso 3 anni in RAI.
Ipotizziamo circa 32 puntate a stagione (ottobre/maggio) per un totale di 96 puntate.
Diciamo che le puntate abbiano fatto una media di 1 milione di euro l'una?
Significa che Anno zero ha fruttato in tre anni alla Rai 96 milioni di euro grosso modo.
La liquidazione di Santoro è di 2 milioni di euro, circa il 2% dei guadagni generati dal suo programma.
Ecco sarebbe bello che tutta la retorica sui soldi si infrangesse su queste cifre.

Ah.  Per acquisire questi dati non ho dovuto cercare nei fascicoli stasi.
Ho trovato tutto in rete.
Ma certo imprecare è più divertente che cercare.


grazie a:

http://antenne.blogautore.repubblica.it/2011/06/07/santoro-una-miniera-doro-i-numeri/
http://www.controlinformazionemanipolata.com/?p=1533

the searcher

l'inverno del nostro scontento. Santoro e l'anno zero.



Dunque Santoro se ne va.
Lo voleva fare già l'anno scorso, ma la battaglia di principio che si innestò sulla sua trattativa, era allora così rovente che preferì rinunciare. Sapeva di fuga.
Oggi, non a caso dopo una tornata di vittorie amministrative del centro sinistra, e quindi nella percezione generale di un suo momento di forza, risolve il contratto con la Rai.
Intanto uno scoop per voi.
Ebbi occasione di parlare con persone de La7 prima di natale e già allora il tema del suo arrivo era sul tavolo della rete. Con buona pace delle "cassandre dell'epurazione" post-pisapia....
Vediamo questo evento dai vari punti di vista; prima quello che mi interessa di più; quello televisivo.
Santoro, come ha spiegato egli stesso alla nausea, voleva smettere di essere la vestale della sinistra sconfiggenda e tornare a sperimentare in tv. Santoro mira ad essere un creatore di contenuti editoriali ad ampio raggio. Andare in onda si, ma anche produrre, innovare  e perchè no, divertirsi di più.
Potrà fare tutto questo, e su una passatoia rossa,  a La7 a cui approderà sicurissimamente.
Santoro ha sempre ragionato solo su questioni di principio e sempre da star della tv, mai da politico.
Volevano cacciarlo ed ha dimostrato di avere il diritto di tornare in prima serata.
NON per garantire la prularità e sciocchezze simili. Ma perchè in quanto professionista di successo, ne aveva tutto il diritto.  Diritto dimostrato con gli ascolti, che poggiavano su una solida base di telespettatori (non adepti... spettatori.)
Ora, come ogni libero professionista, manager, star del cinema o della tv decide di cambiare aria e cercare altre cose. Certo queste "altre cose" le avrebbe volentieri fate su Rai2, ma le logiche che conosciamo non lo permettevano.
Fine della storia di Santoro. Che non è Gramsci, semmai un Dave Letterman più serio.
Per approfondimenti sull'eterna demagogia dei suoi guadagni e della sua buonuscita vi rimando a questo mio vecchio post. QUI.
Chi vince e chi perde dunque?
Vince Berlusconi sicuramente.
Che non elimina solo Santoro dallo schermo televisivo. No. Elimina Travaglio. Marco Travaglio.
In due trasmissioni Travaglio parlava.; Anno Zero, e Passaparola, messaggio Web settimanale,  trasmesso da Current.
A Current non hanno rinnovato il contratto sui canali Sky e Anno zero emigra da una rete che faceva il 20% ad un altra che fa, nei picchi il 5%.
15% di spettatori generalisti sottratti a Travaglio, cui vengono lasciati il 5% di media di LA7, spettatori figheti, radical chic e già persi in partenza. togliendo finalmente dagli occhi delle casalinghe di Voghera i temibili editoriali travaglieschi e le vignette di Vauro.
Chi perde?
La Rai. Trascinata nelle logiche politiche, una rete che fa una media giornaliera  che è meno della metà  degli ascolti di Santoro, non riesce a ragionare da azienda ma da propaggine politica. Preferisce perdere ascolti e introiti pubblicitari, piuttosto che fare diga contro le ingerenze politiche.
Non ragiona nè da operatore televisivo che sta sul mercato con logiche di concorrenza e profitto e  nemmeno da soggetto realmente politico, che schiettamente sceglie ed esclude.
No. Tronca e sopisce, blandisce e minaccia, rallenta e dissimula.
Fino all'epilogo di questi giorni.
 L'ambivalenza Rai è il vero frutto radioattivo di questa vicenda.


the Searcher

lunedì 6 giugno 2011

Forse non tutti. Comunque molti, per non dire troppi



E così tutti quelli che conosco e che non devono lavorare per vivere hanno girato milano vestiti di arancione e con la spilla di pisapia....
E' difficile essere contenti di un cambiamento, che comunque qualcosa porterà (20.000 persone in coda per stringere la mano al sindaco il 2 giugno. Non succede dai tempi della fine della guerra secondo me...)
ed essere estremamente scontenti per la qualità delle persone che conosci e si considerano le lance aguzze, protagoniste di questo cambiamento.
Radical chic di terza generazione, che vivono una finta povertà fatta di sacrifici non necessari e lussi mimetizzati. Tipo avere il riscaldamento a legna e non andare una mattina che è una in un ufficio a lavorare. Pensando che vivere spartanamente sia bruciare qualche ramo di faggio e non affrontare la 91 milanese per tutto l'inverno. (chi la prende sa di che parlo).

A Milano le persone che dovrebbero piacermi mi stanno sulle scatole;
ragazzi che lavorano sodo nei bar da quando hanno 15 anni, che si fanno il culo nelle panetterie aperte dalle 8 del mattino alle 8 di sera "guavdi mi dia quel pane di semola, 2 focaccine e 3 fvancesini ben cotti gvazie. Ho detto ben cotti, vagazzo!!" E poi mezz'ora alla chiusura per lavare pavimenti e cessi. I banconieri di supermercato, che alle 8,45 di sera puliscono l'affettatrice con una perfezione speranzosa, per quadagnare qualche minuto. Poi alle 9,02 arriva la solita stronza, che chiede 2 etti di crudo e ti tocca risporcarla tutta. e mannaggia, un mezz'ora in più prima di tornare a casa.
Tutte queste persone votano Berlusconi purtroppo.
Comprano televisori piatti, smart accessoriate, i-phone e vestiti di marca. Si fanno la lampada, lambiscono senza mai possederli veramente i congiuntivi. Una volta sarebbero stati l'elettorato comunista naturale. Lavoratori. Ma ora sono senza "coscienza di classe"... fa paura sentirlo dire vero? Eppure è così.  20 anni di deregulation culturale hanno convinto i proletari di essere borghesi ed i borghesi a giocare ai proletari.
Gli  altri, i ragazzi consapevoli delle diversità culturali, che amano i fratelli rom e le sorelle musulmane sono colti, intelligenti, delicati, educati, solidali, ecosostenibili e pure il cazzo che vve se frega.
Lavorano in una casa editrice alternativa, stupiti di non ricevere 2.000 euro al mese solo per il fatto di conoscere andy wharol e Johnatan safran foer. Vogliono fare i registi, i grafici i web designer.
Spesso vivono di rendita. Case che i genitori hanno lasciato loro e che affittano a poveracci. Non producono reddito fresco, campano di rendite come i loro antenati ricchi. Sono i latifondisti del nuovo milllennio... non li sfiora il dubbio che vivere in questo modo. affittando pezzi di case faraoniche comprate dai genitori, riducendo i consumi al massimo per vezzo, per moda e per paura di dover lavorare sul serio sono in realtà i nuovi parassiti. I giovin signori dei nostri giorni.
Non producono nulla, si limitano a vivere, come certa nobiltà di campagna che attingeva reddito dal lavoro dei mezzadri.
Tutti questi votano Pisapia, ovviamente. Sono gentili, carini, sempre con una punta di presunzione e paternalismo, che riescono a nascondere a prezzo di un feroce autocontrollo.
Non sono la caricatura della reazione che i nostri zii hanno potuto combattere negli anni '50, quando bene e male, rosso e nero, randello e cazzotto erano riconoscibili (a seconda delle proprie idee certo).
Qui è tutto più sfumato, più elegante. Il nemico ti assomiglia. Ti piace.
Amano Pispia quelli che dovrebbero temerlo e viceversa.
I fratelli musulmani e rom avranno spazi e attenzione nella città. Nelle periferie soprattutto...in cui saranno quei panettieri e quei baristi a sperimentare l'integrazione vera. Quella del pianerottolo, del ballatoio, del bar.
I retti, i giusti di Pisapia, nei loro rarefatti open-space non vedranno nulla di tutto ciò. Se non lo scoppiettare del legno nella stufa di ghisa fatta venire appositamente dall'austria.
Penseranno contenti che finalmente Milano ha un sindaco di sinistra.
Poi Pisapia farà qualcosa che assomiglia anche solo vagamente ad un gesto pragmatico, reale, non utopico e nemmeno poetico. A quel punto si pentiranno ed andranno in cerca di un nuovo eroe.
tutti insieme, nelle loro birkenstock consumate, come ne "il quarto stato" di pelizza da volpedo.
Nonostante tutto. Mi sento affine alle persone sbagliate e lontano dalle pesone giuste.
Amo queste fighette colte, anélo alla loro approvazione, spero nella loro simpatia. Non sono migliore di loro. Solo più cosciente delle mie contraddizioni.
Questa la situazione.
Anno di grazia 2011. Milano.


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