giovedì 5 gennaio 2012

sulla via di damasco




C'è un momento imprecisato in cui le star, di qualsivoglia categoria, abituate a non essere mai contraddette, iniziano a svalvolare e credere di essere dei guru. Ulteriore degenerazione, scoprono la "normalità" come valore  e dopo aver strangolato e ucciso (metaforicamente si intende) per la carriera, dopo essere diventati vergognosamente ricchi con il loro mestiere si accorgono in un satori di serie B dell'esistenza della "vita vera".  Rallentare, vivere con i figli e  "sono altre le cose che contano".
Unito a questo atteggiamento sviluppano una sicumera quieta, fanno cascare dall'alro i pareri (che credono sempre originalissimi), ostentano un aria di fastidio per il circo che li circonda ( a cui beninteso partecipano pagatissimi). La variante è la scoperta del misticismo e della religione (Battiato, Renato Zero) ritirarsi a vita privata con un grande amore e poi tornare in tv finiti i soldi e gli amori (Paola Barale&Ratz Degan, ma anche Eleonora Giorgi&Massimo Ciavarro) Oppure trasformare la trasmigrazione ad un altra rete come una specie di cammino di illuminazione.
Che è quello che sta succedendo a Simona Ventura.
Ora io non nego che la Ventura sia cambiata.
Era spinta su Rai 2 a ritmi di lavoro devastanti per tenere alti gli ascolti di rete. In un periodo fece contemporaneamente X factor, L'isola e quelli che il calcio.
Poi con la meschinità tipica dei piccoli viscidi funzionari rai, venne messa alla porta quando gli ascolti iniziarono a traballare (l'isola)  e non per colpa sua, ma piuttosto perchè il genere sta fisiologicamente tramontando, infatti anche il grande fratello pencola pericolosamente.
Simona quindi sbarca a Sky, si toglie qualche sassolino e con piene ragioni e scopre che lavorare di meno rende più sereni, fin qui tutto bene.
Ad Xfactor versione Sky comincia la metamorfosi.
Inizia ad atteggiarsi... si atteggia parecchio, sempre più... gioca alla Signora Nobile della tv italiana, accoglie con fastidio da Regina Madre qualunque critica al sua lavoro di conduttrice, si muove come una padrona di casa che permette ai ragazzi di toccare l'argenteria, come se la rete fosse già cosa sua.
Pretende poi una credibilità nella gestione musicale dei suoi artisti che è fin commovente.
Il problema è che questa presunta autorevolezza da Napolitano della parabola nessuno gliela vuole riconoscere, non le sue giovani artiste che la contestano spesso e volentieri, men che meno Arisa o Morgan, per cui lei rimane la simpatica tamarra che ascolta radio deejay.
E Simona si incazza, abbozza a fatica, frustrata tra il bisogno di apparire superiore e il desiderio vero di far partire colpi di maglio televisivi a destra e a manca.
Perché sotto il guanto di velluto della nuova Ventura,  cova l'artiglio della vecchia filibistiera televisiva.
Lo sa bene Elio che durante X factor si guarda bene dall'attacco fontale, preferendo lasciare qua e la messaggi sibillini, che Simona forse nemmeno coglie...
Devo dire che il nuovo personaggio, un pò mamma, un pò professoressa di matamatica, un pò "lei non sa chi sono io, ma nun je 'o dico che ssso trropppo modesta" convince poco umanamente e anche televisivamente.
Mentre scrivo, siamo a poche ore dalla finale di X factor.
Dovrebbe Vincere Antonella, artista di Arisa, che ha tutto ma proprio tutto per diventare una star.
Se così fosse siamo sicuri che Simona non si arrabbierà...
dopotutto, la vita è altrove.



the searcher


mercoledì 4 gennaio 2012

anche i (finti) ricchi piangono






La crisi, la manovra Monti, i sacrifici stanno svelando il peggio che è in noi, noi italiani.
Ascolto persone che ho intorno, ed i più incarogniti, quelli con la bava alla bocca dalla rabbia sono i benestanti, i piccolo borghesi che hanno vissuto per anni al di sopra delle loro possibilità.
In questi si verifica un fenomeno interessante; il processo di auto-assoluzione dei propri eccessi e vizi, che scatta rapido e indolore, per passare poi in serenità a trinciar giudizi sulle malefatte altrui.
Nessuna presa di coscienza, nessuna autocritica, nessuna riflessione sui famosi “eccessi del consumismo” (che infatti ormai citiamo tra virgolette come un arcaismo lessicale).
Perché sono ovviamente sempre gli “altri” i colpevoli. Gli “altri”, gli stronzi  che spendono troppo, guadagnano troppo, che hanno troppo.  Poi, proseguono saccenti chiarendo quale dovrebbe essere l’esatto nirvana dell’equilibrio tra consumo guadagno, che è sempre e invariabilmente il loro.
Ho visto signore con mariti ex dirigenti statali, che percepiscono laute e generose pensioni del sistema retributivo, con figli impegnati a diventare registi di grido a colpi di co.co.co. (mai uno che diventi banconiere dell’esselunga, per carità) che inveleniscono, spiano la vicina e le augurano ogni male perchè ha comprato una macchina nuova, lamentandosi dei “propri” sacrifici…
Ho visto ricchi di quattro generazioni milanesi, con case infarcite di opere d’arte meravigliose, girare con le coccarde arancione, novelli Robespierre de ‘noantri, per cacciare Letizia XVIma e incoronare Pisapia, scandalizzarsi poi quando il nuovo sindaco ha introdotto la zona C a Milano con pagamento dell’ingresso. Scandalizzati, di dover pagare 5€ (cinque euro...) per andare in centro a fare shopping.
Immancabile la battuta di chi la sa lunga, sugli aerei pieni, i ristoranti che non si riescono a prenotare e mai a pensare che tu che parli, proprio tu, sei la prenotazione e il ristorante pieno di qualcun’altro.
E tutti masticano amaro, rosicano meschini, fanno raffronti, vedono ingiustizie sociali ovunque tranne che nel loro tinello.
Un pastone indigeribile di invidia, saccenza e autocommiserazione.
Non mi stupisce che in questo paese durante il fascismo la delazione abbia prosperato.
Non solo per noi l’erba del vicino è sempre più verde, ci auguriamo anche che passi qualcuno a devastarla....
La  crisi poi, non ha solo confermato un tratto nazionale conosciuto e resistente ad ogni antibiotico di civiltà e cioè l’inveterata abitudine degli italiani a vivere al di sopra delle proprie possibilità e rendite, ne ha sclerotizzato un altro aspetto... la protervia nel pensare di “meritarselo”.
Si perché l’orrenda e sterminata piccola borghesia ignorante e cafonal nostrana, da sempre vive spendendo più di quello che dovrebbe, ma lo fa perchè crede in un complotto cosmico che impedisce a lei, proprio a lei di diventare improvvisamente (e va da sé,  senza fatica) ricchissima. Quindi spende, certo, ma lo fa come in una specie di sospensione temporale, in attesa della (dovuta!) botta di culo miliardaria che li renderà ricchi sfondati come merita. Come merita!


Credete che lo dica io?

Forse lo dice l’unico indice che in questo momento in Italia cresce a due cifre; quello delle scommesse e del gratta e vinci. Questo boom non è la caccia al colpo di fortuna... sono milioni di italiani cha alla fortuna chiedono un risarcimento!
Ecco, la crisi sta facendo intuire a questa moltitudine che da sempre “chiagne e fotte” che forse questo colpo di fortuna non arriverà mai.
E niente fa incazzare di più il finto arricchito come il rendersi conto che presto nemmeno i soldi per fingere ci saranno più.
Assistiamo quindi ad un colossale tsunami di rimozione delle proprie colpe, cui segue la caccia all’untore perfetto da mettere al rogo. E l’untore perfetto è stato immediatamente trovato.
E’ il parlamentare.
Ecco quindi quegli stessi parassiti, evasori, eterni adolescenti viziati, immersi in un orgia di acquisti e lifestyle inutili, trasformarsi nei giacobini della petizione anti-vitalizio, negli inventori di pagine facebook contro i privilegi dell’odiosa cricca romana, eccoli pagare finalmente i 5€ per entrare nel centro di milano si, per andare a firmare la sacrosanta petizione anti-casta.
Non mi dilungo oltre, avete capito bene.
Un grandioso processo di auto-assoluzione collettiva è in corso e gli obbiettivi sono chiari: sentirsi vergini, innocenti e perseguitati, tenersi quanti più privilegi possibile e se consentito lamentarsi, fare le vittime e fottere il vicino di troppo successo.
Pasolini diceva che lui preferiva parlare con chi aveva la quarta elementare o con le persone straordinariamente colte, ignorando tutto quello che stava nel mezzo.
Il problema è che nel mezzo c’è l’italia.


the searcher


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