mercoledì 29 settembre 2010

il Corona sbagliato






La vanità è il peccato preferito dal diavolo dicono. Ed anche dalla televisione.
Per qualche ora sembrava che un Corona dovesse partecipare a "l'isola dei famosi".
Ma non Fabrizio, il presunto amante di Lele mora,  proprietario di una agenzia fotografica. no. 
Era Mauro Corona.
Corona lo scrittore, il poeta, lo scultore, l'uomo dei boschi, lo scampato alla tragedia del Vajont, scoperto nella sua capanna di artista da personaggi del calibro di Claudio Magris. 
Questo ci aveva raccontato nella sua epica.
E io ci avevo creduto.
Ma sono bastate queste poche ore di tentazione prima della rinuncia ufficiale a partecipare  al reality, per farmi capire la finzione. La grande finzione costruita anche in un personaggio come Mauro Corona, che disperatamente desideriamo immaginare vero fino in fondo. 
Mauro Corona era riuscito a risolvere la contraddizione suprema; diventare personaggio, star, attraverso  l'ostentazione quasi insolente della sua indifferenza alla fama, alla popolarità.
Era riuscito a farsi percepire come un timido che viveva la sua crescente popolarità con stupore, quasi con fastidio.  Ce lo immaginavamo schivo e solitario aggirarsi tra i bochi con un quaderno in mano ed accogliere le troupe del tg davanti ad un bicchiere di rosso, domandando stupito, "ma che volete da me?"
Diventare famoso suo malgrado insomma.
Tutto perfetto fino a ieri.
Poi per 12 ore riflette se andare al "L'isola dei famosi. "Per insegnare a questa gente come si resiste" dice lui. E la finzione va in frantumi.  
Resistere a cosa? Alla televisione si resiste non andandoci. Alle privazioni ci si assoggetta se non c'è altra scelta. La finzione di sofferenza che l'isola costruisce è quanto di più lontano possa esistere dalla presunta "verità" di cose ultime, sostanziali che Corona dice di rappresentare.
La vanità colpisce tutti e dove meno te lo aspetti. E' una brutta bestia che ti insegna a mentire a te stesso. Ci si può anche arrendere beninteso. Ma si comincia un altro gioco. Che passa dalla De FIlippi e costeggia Novella 2000.
Corona ha capito in frettissima dalle reazioni della gente che il suo personaggio (fintamente) contro sarebbe uscito distrutto da questa avventura ed ha fatto rapidamente marcia indietro. 
Troppo tardi.
Anche nel "Truman Show", qualche volta Jim Carrey prende la porta sbagliata  e sorprende comparse a riposo, fondali e quinte di scena. Si domanda cosa siano e intuisce che qualcosa non va.
Diciamo che in questo pomeriggio di tentazioni Corona (Mauro) ha lasciato una porta aperta e noi abbiamo guardato il suo backstage. 
Non era un bello spettacolo.


the searcher

martedì 21 settembre 2010

portait of an entrepreneur as a young man




immagino le abbiate già, viste, ma non voglio corriate il rischio di perderle e quindi ne propongo una ad esempio, ed vi indico anche il link che è qui .
E' impossibile non commentare questa galleria.
Evidente l'ossessione per i capelli. pur calvo non rinuncia ad un taglio che mi ricorda il palazzinaro romano Coppola.
Interessante l'atteggiamento: sicuro di se, strafottente, lievemente minaccioso.
Quello però che più mi colpisce, perchè non ci sono abituato è la sua sensazione di "contemporaneità". Di uomo che vive il suo tempo.
Io che considero berlusconi una sorta di revenant degli anni 50, stupisco nel vederlo così a suo agio in un abito anni 70, aderente e di stile (certo anche Vallanzasca amava i gilet, non è un paragone rassicurante). Però quest'uomo, con tutta la sua aria torva è comunque "vero". Più della tragica figura da teatro greco di questi anni. Mi riferisco proprio all'estetica beninteso, non alle azioni.
La sensazione di artificioso che Berlusconi comunica da sempre, qui non c'è (ancora).
Certo è compiaciuto, vanesio, sicuro di se e già con quella punta di teatro che così tanto gli si addice. Ma la maschera non ha ancora preso il posto della persona.
E poi l'ufficio, addirittura di buon gusto, considerando l'epoca, con una lampada di design sul tavolo.
Certo è che se servissero delle immagini simbolo per dettagliare la impoliticità assoluta berlusconiana queste sono perfette.
Siamo nel 77, un anno molto particolare per la società italiana e niente è più sideralmente lontano di questo ufficio ovattato dalle immagini di piazza dell'epoca. Bastoni, molotov, polizia in assetto
anti-sommossa.
Una navicella spazio-temporale che naviga nel '77 costruendo villaggi vacanza alle porte di Milano.
Ed ecco un altra contraddizione di Berlusconi (a cui spinge me che scrivo).
Vederlo così contemporaneo al suo tempo, nell'estetica, nei segni simbolo ed allo stesso tempo così avulso dai suoi anni. Una sintesi di opposti che gli riesce da sempre. Padre nobile e puttaniere, Statista e ladro, giovane e vecchio.
E per concludere non possiamo davvero stupirci che abbia affrontato la sua avventura politica senza radici e bagagli ideologici. Queste foto ne certificano l'assenza già nel lontano 1977.

the searcher