mercoledì 4 maggio 2011

non è mai andata così



La dietrologia mi ha sempre insospettito. E ne ho parlato anche in altri post.
Un dato poi mi sembra incontrovertibile.
Il complottismo è solo ed esclusivamente rivolto a qualunque cosa facciano gli Stati Uniti.
Di più. Se un evento non riguarda gli stati uniti (tsunami, tempeste di sabbia, crisi finanziarie)  lo si rimanda a loro, che lo avrebbero provocato per motivi economici/politici/chennesòqualcosacèsotto.
sembra insomma che lo scatenamento delle dietrologie riguardi sempre e solo l’america.
Con un unico formidabile competitor… il Vaticano.
Che poi ci sarebbero tanti misteri nel mondo meritevoli di analisi approfondite. Mao è davvero morto? Oppure da 30 gestisce il paese al riparo di una grotta nel Quandong? E come sono andate le ultime elezioni russe? Putin è un sosia o è davvero lui? Magari Castro è morto da mesi e Raul usa un sosia addestrato a comparire in tuta adidas per gestire la transizione dei poteri…
Se non siamo mai stati sulla luna e le torri gemelle sono un complotto della Cia, beh, anche queste mie ipotesi meritano pari dignità mi sembra.
In realtà il complottismo mi interessa in sè. Sono convinto che sia una turba del comportamento.
Persone che si sentono marginali a tutto, che si percepiscono come numeri di ingranaggi di cui non conoscono inizio e fine. Novelli Charlie Chaplin di “tempi moderni”. Sviluppano un torvo astio nei confronti dell’autorità costituita, verso cui si sentono impotenti. In questo sentimento innestano frustrazioni personali, manie di grandezza, carriere non decollate.
Hanno promosso lui e non me perché è l’amante del capo (meglio se il capo è anche un uomo, così ci mettiamo un po’ di sessismo), la vita va così, è tutto un magna magna.
Il qualunquismo si innesta poi perfettamente nel complottismo, come il lichene sul muro, uno nutre l’altro.
Eppure è semplice. Nelle vicende quotidiane, ci confortiamo con passi falsi, errori che facciamo, ingenuità, superficialità figlie dello stress, della fretta. Tutto si conclude in modo diverso da come lo immaginavamo. Più ingarbugliato, pieno di conseguenze impreviste. Lo consideriamo normale.
Eppure quello che ci sembra plausibilissimo nella vita quotidiana, all’interno di processi a volte anche semplici (una riunione di condominio….), ci sembra impossibile da ipotizzare in vicende complesse. 
Non possono aver sbagliato, c’è qualcosa sotto.
Che le cose a volte vadano semplicemente come sono andate, con il loro carico di contraddizioni, incongruenze, errori,  che a volte le persone raccontino i fatti per quello che sono, tutto questo è vissuto dal complottista come un offesa personale.
E più si cerca di spiegare con chiarezza, più il complottista vede complotti. 
Forse è per questo che cita spesso l’America e non la Cina, che non si perita di spiegare nulla e quindi il mistero resta mistero. 
Poco intrigante per il complottista a cui non interessa in non-conosciuto, ma il non-detto.
Concludo ripetendo come già scrissi, che il mantra “non può essere andata così quella storia”, è un formidabile placebo per dire “non può essere andata così la mia storia”.
Il complottismo insomma, come malattia senile del rammarico.


 nella foto Jasper Jones nella sua casa di New York. Magnum Photos 

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