martedì 15 settembre 2009

edda come vorrei





"edda", il cantante dei ritmo tribale è tornato.chiunque abbia visto i ritmo negli anni 90 sa di chi parlo.un invasato con un carisma formidabile che infiammava i palchi milanesi a torso nudo e con un kilt rosso.ricordo edda in un live alla cascina monluè. prima degli afterhours che erano al primo disco in italiano. Concerto pieno, aria di qualcosa che finalmente si stava muovendo. I dischi si vendicchiavano, le case discografiche avevano soldi grazie alla conversione da vinile a cd che riempi le casse di milioni in surplus. Edda poi scomparve e scomparvero i ritmo tribale. Manuel che è un generoso e dissemina di omaggi agli amici i dischi degli after scrisse una bellissima canzone in "hai paura del buio?" che si intitola "edda come vorrei" e quell'edda è proprio lui, il ritornello è bellissimo e dice "edda come vorrei/perchè tutto questo volere non diventa energia e non ci spazza via/"ma anche un incipit che recitava "strichinina sei una bambina/avrai un vita da cellula impazzita"... ecco edda lo potete ritrovare su myspace come www.myspace.com/stefanoeddarampoldie alla apertura del live degli afterhours il 17 a milano.
(In "Quello che non c'è", nella canzone
Io non tremo si parla di emidio clementi invece, dei massimo volume)
Edda rappresenta un pò, insieme agli afterhours e pochi altri un momento dei '90 che è difficile immaginare adesso... sembrava che il rock indie potesse diventare mainstream, entrare nelle classifiche ufficiali, nelle radio vendere tanto, finire a domenica in... si pensava che il passaggio di testimone fosse finalmente vicino, e portasse la scena italiana a lavorare come quelle più evolute. Farsi le ossa in situazioni di nicchia ed aprire poi al grande pubblico come passaggio naturale (illusi). Le cose non sono andate necessariamente peggio o male, solo in modo diverso. Il fossato tra mondo commerciale e musica indipendente è rimasto. Certo alimentato anche dalla meschinità ed autoreferenzialità della scena ("io sono più indie di te" e così via) alla radio non passano le luci della centrale elettrica ma Tiziano ferro per intenderci (con tutto il rispetto per il suo enorme talento). Risaperlo in scena fa bene al cuore e sono certo anche alla musica. E qui la finiamo con gli amarcord. Citiamo lo tzu va', che lo ha fatto anche Carofiglio.
quello che il mondo chiama farfalla, il bruco chiama fine del mondo.
et voilà

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