martedì 11 gennaio 2011

La classe operaia va in paradiso?




Mirafiori non è solo una fabbrica.
Lo sappiamo tutti.
Mirafiori è come la casa natale di manzoni, è  la racalmuto di sciascia, la bussola di viareggio,  custoza o le colline del chianti.
Mirafiori è un luogo della storia d'Italia, né più né meno.
E quando si entra a Mirafiori (io l'ho fatto, per un lavoro) è come entrare al colosseo o nel duomo di milano. Si entra in un luogo le cui suggestioni ti si attaccano addosso ancora oggi con una potenza infinita.
Ecco perchè quello che sta succedendo a Mirafiori è un momento non della nostra storia sociale.
Ma della nostra Storia punto e basta.
L'idea che più nessun Operaio varchi quei cancelli, che nei lunghissimi viali interni rotolino cartacce mosse dal vento. Che non si senta più il vociare delle persone e il clangore delle macchine credo sia semplicemente insopportabile.  Perchè li c'è un pezzo di identità di questo paese.
Capisco che questo incipit possa sembrare un ode romantica all'operaismo perduto (perduto? ....)
Ma io credo che il problema sia nella netta e diversa percezione che marchionne ha di Mirafiori rispetto all'italia e credo agli stessi agnelli.
Per l'AD fiat Mirafiori è appunto solo una fabbrica. Se non produce a costi sostenibili la si chiude e si va a produrre altrove.
Per molti italiani invece Mirafiori è il luogo che ho appena descritto.
E molti vorrebbero che questo luogo continuasse a vivere. E non come museo, o riconvertito oscenamente come succede alla falk di sesto san giovanni, ma come luogo di lavoro vero, perchè rappresenta una parte dell'identità italiana e perciò vivo e reale lo vogliamo.
Quindi lo scontro non è solo sui diritti  o sui costi, bensì fondato anche su ragioni sociali, storiche e, oserei dire, romantiche.
Non è un caso infatti che un manager più svizzero che italiano, di formazione fondamentalmente statunitense sia arrivato a tendere in modo così estremo i rapporti tra fiat e Italia.
Nesusn manager italiano saprebbe essere così crudo nel trattare il problema. A nessun manager italiano, sfuggirebbe la dimensione simbolica del problema.
Mirafiori sono si gli Operai che incrociano le braccia in faccia al fascismo, sono i volantini all'alba degli anni 70, ma sono anche la marcia dei 40.000, atto ri-fondativo della dignità dirigenziale italiana.
E infatti luca cordero di montezemolo, che questo tema profondissimo lo coglie, brilla per il suo lucido silenzio....
E aggiungo il sindacato. Che in quella città ha costruito molto della sua identità e storia.
Nella rabbia della camusso c'è anche l'indignazione di un sindaclaista che sente oltraggiata la centralità assoluta di Mirafiori. Nelle sue parole vedo la frustrazione del dover spiegare  ad un "padrone" l'indicibile; Mirafiori non è uno dei tanti campi su cui si combatte la battaglia delle relazioni industriali.
Mirafiori E' il campo da gioco. Il luogo immaginario e reale in cui i  rapporti tra sindacato, industria, lavoro, società  sono nati in questo paese. E sarebbe come chiudere Sansiro pretendendo di voler continuare a giocare al calcio.
Due mondi sideralmente lontani, che non si capiscono. marchionne con il suo pragmatismo è per la camusso un blasfemo e la camusso sembra a marchionne il cascame di un libro di storia ottocentesco.

Quale voce manca a questo dibattito?
Il  vertice di questo triangolo: la proprietà. La famiglia agnelli.
Che dovrebbe dire a chiare lettere ( e qualche timido accenno di orgoglio cittadino john elkan lo esprime..) che Mirafiori non è solo un luogo di produzione, ma anche un luogo di identità.  Che come tale mai e poi mai verrà chiuso. Che gli Operai che entrano nelle mattine di nebbia da quei cancelli sono un paesaggio definitivo di quella città e di questo paese tanto quanto il tramonto a posillipo.
Un paesaggio che  semplicemente non può essere cancellato e che,  sopratutto, sfugge a qualsiasi logica di ottimizzazione produttiva.
Oppure.
Dichiarare che anche per loro ( senza nascondersi dietro ad un manager "ateo") ormai Mirafiori è solo una pedina come un altra. Che il sistema copernicano della fiat, che dura da cento anni, è diventato ora tolemaico.

E alla fine, tutta questa bella analisi scompare sintetizzata nel gesto semplice e struggente che oggi abbiamo visto ai cancelli di Mirafiori.
Un Operaio che piange.




the searcher


ps
nessuna maiuscola o minuscola di questo post
è un errore di ortografia.

mercoledì 5 gennaio 2011

la scomparsa dei (mis)fatti




Sapete è curioso.
Avevo deciso di scrivere un scomodo post sulla vicenda Battisti.
Prima di farlo ho provato a cercare in rete del materiale per documentarmi, vista la confusione che regna in materia.
Cosa meglio degli atti del processo per esempio?
Da li si va alla radice della vicenda pensavo e posso sorpassare di slancio le prese di posizione che si definiscono "ideologiche".
Beh è interessante, perchè non li ho trovati.
Ho trovato addirittura una pagina sul processo al Cesare Battisti vero, il patriota, nel 1916 con tanto di condanna a morte, che trovate qui, per curiosità, ma atti del processo al Battisti contemporaneo nemmeno l'ombra.
Ci sono invece molti commenti e glosse agli atti medesimi.
Chi ha seguito con più precisione la vicenda è senza dubbio il sito carmilla.
qui trovate la pagina più approfondita che ho potuto leggere sul processo.
Carmilla però è un sito con una connotazione politco/ideologica molto precisa, lascia quindi il dubbio di aver selezionato le contraddizioni della sentenza ad uso proprio.
Spataro invece (credo il PM del processo a Battisti) pecca di eccessi opposti. Fa un ritratto così duro dell’imputato che mi fa venire qualche dubbio di una sua prevenzione altrettanto forte. Fu un prima linea nella lotta all'eversione armata anni 70. Anche il suo potrebbe essere quindi un giudizio viziato da una visione personale.
Poi vedo in televisione un intervista al figlio del macellaio ucciso (uno dei 4 omicidi di cui Battisti è accusato) e gli sento dire che riconobbe Battisti tra gli uccisori di suo padre. Caspita,  penso. Fu quindi un testimone oculare? Non lo so, perchè non trovo gli atti del processo.
Torregiani figlio invece (Torregiani era il gioielliere di milano, ucciso in una delle rapine  trattate nel processo)  fu colpito durante il fatto da un proiettile vagante sparato dal padre,  lo sapevate?
Stando a Carmilla poi, Battisti è indicato come sparatore da due pentiti.
 Ecco in quel periodo il pentitismo assicurava sconti di pena.  Carmilla insinua ovviamente che per questo motivo i due, già catturati scaricheranno la colpa sull’unico latitante. Questo rende le testimonianze meno attendibili o no? Sono state smontate durante il processo o hanno retto?
Non lo so di nuovo, perchè non trovo gli atti del processo e non riesco a farmi un idea mia...
A complicare la questione poi  ci sono altri elementi tangenziali;
Battisti venne processato nel quadro delle suddette leggi speciali per combattere il terrorismo, leggi che inasprivano di molto le pene se i reati erano appunto riconducibili all'eversione. Molti sostengono quindi che le pene a Battisti siano state eccessive appunto perchè nate in quel contesto.  Ma sembrano eccessive adesso.  Bisogna capire se lo sembravano quando Aldo Moro era prigioniero nel covo delle BR e c’era chi invocava la reintroduzione della pena di morte (I repubblicani, non solo i Missini.).
Il contesto insomma conta.
E poi di nuovo Spataro sostiene che Battisti venne condannato perchè pluriomicida punto e basta.
A generare ulteriore confusione pesa poi la politicizzazione di Battisti avvenuta in carcere, che fa di lui un criminale comune che si trasforma "eversore politico", in un clima in cui "l'esproprio proletario" era un atto squisitamente politico e i confini tra atto delinquenziale e gesto eversivo si facevano sottili.
Una figura allora ideologicamente ambigua quella di Battisti, diversa da detenuti come Curcio o Segio, che comunque un conflittuale colloquio con le istituzioni in qualche modo lo ingaggiarono.
Battisti, no, lui scappa e basta. Nel suo “La peggio gioventù” poi,  Mughini lo liquida come “povero cazzone lui e poveri cazzoni i suoi compagni di avventura”! Un personaggio così, va da se,  è eletto a  peggior simbolo di quegli anni da molta intellighenzia moderata.
Per concludere cito la boria degli intellettuali francesi che lo trattano come un "rivoluzionario" (parole loro) perseguitato dal governo italiano. Aggiungendo confusione a confusione.

Dove volevo arrivare? Volevo arrivare al fatto che la vicenda Battisti è molto complicata, molto opaca, con molto materiale su cui riflettere.
Ma il dibattito attuale non è sui fatti e misfatti.
Bensì sulle opinioni che ogni parte politica e culturale ha di tali fatti e misfatti.
E se qualcuno cerca faticosamente di farsi una propria idea, provando ad accedere alle fonti, che altro non possono essere se non gli atti processuali, (certo immersi nel contesto storico)  ecco che queste fonti sono introvabili.
Con buona pace della democrazia della rete, che permette di leggere i cablogrammi di un ambasciatore americano in Costarica ma non mi dà la sentenza del processo Battisti.
E’ che non la dà nessuno…. Né i difensori né i detrattori, impegnati come sono ad usare a proprio vantaggio, come degli stronzissimi scriba moderni,  questi preziosi dati. 
Perciò io non riesco a scrivere un post sulla vicenda Battisti.
Mi tocca scrivere un post su come chi ha in mano informazioni (l’oro nero della rete) tratta la vicenda Battisti.
Mi tocca surfare tra innocentisti e colpevolisti, tra soloni della storia anni 70, in cui tutto era magma primordiale, caos, rivoluzione imminente e i processi “farse borghesi” e giustizialisti duri per cui una sentenza è come una diamante, trasparente e inscalfibile che va presa così com’è. Manco fosse una lettura della sibilla cumana.

Ho capito insomma che ci sono quattro (ben 4) omicidi, su cui si è giudicato alcuni imputati tra cui Battisti.
Ecco, i due schieramenti che si sono formati intorno alla vicenda, non sono d’accordo su nulla e dico nulla riguardo al ruolo che Battisti ebbe in questi 4 omicidi.
Questo è stante le mie ricerche, lo stato dei fatti.
Anzi delle opinioni.


the searcher